L’uva più antica della Valpolicella ha 6.300 anni e proviene dal sito preistorico delle Colombare di Villa, Negrar di Valpolicella (VR), abitato tra il Neolitico e l’età del bronzo. Questi i risultati più significativi tra quelli emersi dalle nostre ultime campagne di scavo e di campionamento. Abbiamo condotto le operazioni in accordo e collaborazione con la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e con il supporto del Comune di Negrar. La direzione scientifica è del nostro professor Umberto Tecchiati con il contributo di Cristiano Putzolu, archeologo protostorico esperto di rilievo topografico e Digital archaeologist, assegnista di ricerca post-doc presso l’Università degli studi di Milano.
Colombare di Negrar, cosa dicono le ultime ricerche
Il rinvenimento di pollini di vite e vinaccioli negli strati archeologici più antichi ha confermato che la pianta, seppur probabilmente allo stato selvatico, doveva essere accudita in quest’area dei Monti Lessini già 6.300 anni fa, nel Neolitico recente.
I risultati emersi dalle ultime analisi di laboratorio hanno affiancato quelli provenienti dallo scavo stratigrafico e dai rilievi topografici svolti da Putzolu durante la campagna di scavo 2021: hanno confermato la frequentazione del sito per un periodo lunghissimo, di circa 3.000 anni, e ribadito la fondamentale importanza per il territorio dei Lessini del centro produttivo, allora come oggi.
I dati sono inoltre stati presentati in anteprima lo scorso 28 settembre presso l’azienda agricola Villa Spinosa di Negrar, durante una conferenza di presentazione degli scavi archeologici del PrEcLab, alla presenza del Sindaco di Negrar, Roberto Grison, del Soprintendente Vincenzo Tinè (Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza), e delle funzionarie archeologhe Brunella Bruno, responsabile tutela archeologica Verona città e parte comuni della provincia e Paola Salzani, co-direttrice scientifica di progetto.
Le analisi del paleoambiente, perno delle ricerche dell’équipe milanese, collocano insomma il sito archeologico nel cuore di un comprensorio ricco di potenzialità naturali, confermando la vocazione produttiva di quest’area del Veneto. Un elemento di continuità straordinario tra passato e presente, che potrà essere confermato solo dalle analisi dei nuovi campioni raccolti durante la campagna di scavo 2021, giunta ormai quasi al termine.
Un lavoro “di squadra”
Per le analisi di laboratorio, noi dell’Università Statale abbiamo potuto contare sul laboratorio di radiocarbonio BRAVHO del gruppo di ricerca dell’Università di Bologna (team coordinato da Sahra Talamo, docente di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali) per il pretrattamento dei campioni di ossa archeologiche per le analisi al radiocarbonio e sull’AMS di Mannhein per le datazioni, e sul Laboratorio di tossicologia forense dell’Università degli Studi di Milano coordinato da Marica Orioli, docente di Chimica Farmaceutica, che ha fornito il proprio supporto per le analisi del terreno. La ricerca palinologica è stata condotta dal team del Laboratorio di Palinologia e Paleobotanica coordinato da Anna Maria Mercuri, docente di Botanica Sistematica, dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
Come già accaduto dal 2019 al 2021, a dirigere anche le prossime ricerche sul campo sarà il professor Tecchiati, mentre tutte le altre fasi di studio avverranno in condirezione con Paola Salzani, con il supporto del Soprintendente Vincenzo Tinè e della funzionaria archeologa Brunella Bruno. Non mancherà l’aiuto di Nicoletta Martinelli e Massimo Saracino, studiosi della Sezione di Preistoria del Museo di Storia Naturale di Verona, Chiara Tomaini, docente di Restauro dell’Istituto Veneto per i Beni Culturali, Cristiano Nicosia, docente di Stratigrafia archeologica e geoarcheologia del Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova, e di Alberto Bentoglio, direttore del Dipartimento di beni culturali e ambientali dell’ateneo milanese.
La diretta dedicata alla conferenza sulla prima uva della Valpolicella
Per coinvolgere anche chi non ha potuto raggiungere fisicamente la villa, abbiamo deciso di realizzare una puntata ad hoc delle Colombare in diretta per raccontarvi la conferenza.