Articolo aggiornato il 19/9/2024
Finalmente possiamo darvi la notizia! Dopo avervi raccontato della presenza di pollini di vite negli strati archeologici di età neolitica, che confermano l’accudimento della pianta da parte degli abitanti della Lessinia già 6.300 anni fa, il sito delle Colombare di Negrar di Valpolicella (VR) non smette di fornire dati interessanti. La campagna che si è conclusa a settembre 2022 ha rivelato infatti tracce di una casa risalente al Neolitico tardo, ovvero alla prima metà del IV millennio a.C., e le evidenze di una struttura terrazzata lungo un pendio, databile alla fine dell’età del Rame, cioè tra 2500 e 2200 a.C.
I risultati della campagna 2022: una casa con pavimento pensile e terrazzamenti
Gli scavi del 2022 si sono concentrati in quattro settori. In uno di questi, ampliamento di un’area già indagata tra 2019 e 2021, lo staff ha scavato una trincea i cui strati sono stati datati – con il metodo del radiocarbonio – tra la fine del quinto e la fine del quarto millennio a.C., ossia tra Neolitico recente e inizio dell’età del Rame. Qui, negli strati relativi al Neolitico tardo, abbiamo scoperto le tracce di una casa addossata al pendio, con probabile pavimento pensile in legno e pareti sostenute da grossi pali piantati nel terreno.
Altri due saggi indagati durante la campagna hanno permesso di individuare dei terrazzamenti costituiti da muri a secco lungo il pendio. Le strutture, di cui non vi è traccia in superficie, sono databili con ogni probabilità alla fine del III millennio avanti Cristo, e cioè verso la fine dell’età del Rame.
Il quarto saggio mirava infine a individuare possibili sepolture in una cavità sotterranea. L’esplorazione dell’area non è però stata possibile a causa di un crollo.
Il futuro del Progetto Colombare
Gli scavi non riprenderanno prima dell’estate 2023 e avranno l’obiettivo di mettere in luce la casa del Neolitico tardo e di ampliare le indagini delle aree terrazzate. Nel frattempo, al laboratorio di via Noto gli studenti e gli specializzandi continueranno i propri studi sui reperti, mentre i campioni ossei e di terreno saranno invece affidati a professionisti per lo svolgimento di analisi specifiche.