Il periodo a cavallo tra il IV e i primi secoli del II millennio a.C. è denso di trasformazioni economiche, sociali e tecnologiche. Quali informazioni ci possono dare le sepolture al riguardo? Quali sono gli ultimi ritrovamenti di questo genere, come sono emersi e con quali metodi sono e verranno studiati?
Di tutto questo e di molto altro si è discusso al decimo Incontro Annuale di Preistoria e Protostoria (IAPP), tenutosi in videoconferenza nei pomeriggi del 9 e 10 giugno 2021. L’argomento è “Sepolture tra Età del Rame e Bronzo Antico: le nuove scoperte”. Durante questo evento, organizzato dall’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, dalla Soprintendenza per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e dall’Università degli Studi di Milano (Dipartimento di Beni Culturale e Ambientali), studiosi provenienti da tutta Italia hanno avuto modo di confrontarsi sugli ultimi ritrovamenti.
L’incontro IAPP in breve
Ha aperto la sequenza degli interventi IAPP Paola Salzani, funzionaria archeologa della soprintendenza veronese, esponendo i risultati delle ricerche sulle quaranta sepolture di Nogarole Rocca, in provincia di Verona, sito frequentato tra l’Età del Rame e il Bronzo Antico. Lo studio dei resti umani e faunistici, le datazioni al radiocarbonio e le analisi geoarcheologiche sono solo una parte delle ricerche, ancora in corso, svolte da un team che coinvolge l’Università degli Studi di Milano (ovvero il PrEcLab), l’Università di Padova, la Soprintendenza e le università di Bologna, Cagliari e New Castle.
Molte altre sono state le ricerche presentate al convegno: per esempio, Maria Adelia Bernabò Brea, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Parma, ha parlato del contesto di Cava Quaresima, nel Parmense, e le analisi antropologiche e genetiche svolte sui resti umani provenienti da alcune delle trentanove sepolture documentate.
A questi interventi, nel corso della prima giornata è seguita la presentazione e discussione dei ritrovamenti delle province di Brescia, Mantova, Reggio Emilia e Bologna in Italia settentrionale, mentre per il Sud sono state presentate le evidenze provenienti dalla Grotta di Polla, nel Salernitano, e dal comune di Samassi, della provincia del Sud Sardegna.
Durante la seconda giornata sono poi stati presentati i nuovi dati provenienti dal Trentino e da due località del Mantovano. Nel corso dei successivi interventi il focus si è poi spostato verso le Marche e nel territorio campano. Ha infine concluso la giornata e il convegno la discussione delle ricerche svoltesi a Calunnedda, sull’Isola di Ustica.
L’archeologia preventiva alla ribalta
Scorrendo l’abstract book dell’incontro, reperibile a questo link, noterete che gran parte dei siti citati sono emersi nel corso di operazioni di archeologia preventiva. Di che cosa si tratta? E perché è importante parlarne?
Col termine archeologia preventiva si indicano i lavori di scavo e ricerca non programmati, per documentare e mettere in sicurezza i manufatti archeologici che eventualmente possono emergere durante lavori pubblici o privati che comportano sbancamenti di terreno, come posa di tubature, rifacimenti di strade, costruzione di nuovi edifici e così via.
Senza questo strumento e senza le Soprintendenze, la cui capacità di intervento è stata di recente messa a rischio, molti dei siti presentati al convegno non si sarebbero potuti scavare e studiare: un fatto ben sottolineato da Monica Miari, Presidente dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. E proprio grazie all’archeologia preventiva è possibile proseguire le ricerche, i cui risultati non vediamo l’ora di conoscere!
Dove trovare gli atti del convegno IAPP?
Come già accennato, qui è possibile trovare l’abstract book del convegno IAPP. Al momento non è ancora chiaro se altro materiale sarà reso disponibile dagli organizzatori, perciò… stay tuned! Nel caso vi aggiorneremo.