Perché la riforma rischia di aumentare l’instabilità di governo
Con la riforma il numero di voti senatoriali necessari per sfiduciare il governo passerà da 161 (ad oggi) a 103.
La figura sotto mostra come, fra i paesi grandi, già ora l’Italia è il paese europeo che necessita del minor numero di voti per la sfiducia.
Da questo punto di vista, la riforma renderà il sistema parlamentare italiano ancora più anomalo.
Maggioranze risicate ed il rischio di camere meno congruenti potranno portare alla formazione di grandi coalizioni – meno omogenee e stabili – o a governi di breve durata.
La chiara alternanza al governo potrà venir meno e i leader di partito dovranno esercitare maggiore controllo sui propri membri. La fedeltà diverrà più importante nella selezione dei candidati alle elezioni.
Sono ovviamente considerazioni probabilistiche, condizionate dall’esito delle future elezioni ma l’ago della bilancia punterà in questa direzione.
Ne parla qui Francesco Zucchini: https://bit.ly/3hCp3oz
Le repliche più interessanti a queste critiche è che ci sono proposte di parificazione dell’elettorato passivo delle camere, di fiducia a camere riunite o fiducia costruttiva.
Senza entrare troppo nel merito (alcune rendono il bicameralismo ancora più paritario, allora perchè non una semplice sola camera?), c’è da chiedersi se un Senato rafforzato accetterà di avere i suoi poteri ridimensionati.
Come si fà a sostenere allo stesso tempo che la riforma è opportuna perchè il ridimensionamento del Senato è stato l’unico aspetto sul quale le forze politiche si sono trovate d’accordo, in anni di tentativi, e che essa sia solo un primo passo di una (lunga?) stagione di ulteriori riforme ?
Nota a latere: abbiamo avuto 63 governi dal 1948 ad oggi.