Dallo scorso 3 febbraio, per altri 24 mesi, il gruppo di ricerca attivo a Colombare di Villa, Negrar di Valpolicella (VR) sarà impegnato in ricerche rese possibili con il finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) nell’ambito del Bando relativo allo scorrimento delle graduatorie finali del bando PRIN 2022.
I PRIN sono Progetti di rilevante interesse nazionale, finanziati dal MUR con l’obiettivo di supportare la ricerca scientifica pubblica.
Il titolo del nostro progetto è P:ANIS/A – Paleoecological approach to the late prehistory of northern Italy. Settlement patterns and systems, environment, land use and exploitation of natural resources between the 5th and 3rd millennia BC in northern Italy.
Il nostro gruppo è capofila del progetto e rappresenta la research unit o RU 1, con il professor Tecchiati nominato Principal investigator (PI), ma non siamo soli. Al personale dell’Università di Milano si affiancheranno infatti i ricercatori e le ricercatrici dell’Università di Pavia, Dipartimento di Scienze della Terra e dell’ambiente, guidati dalla professoressa Maria Pia Riccardi (RU 2), e quelli dell’Università degli Studi di Bari, Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali, guidati dal professor Michele Zema(RU 3).
Grazie a questo finanziamento, potremo potenziare e velocizzare le ricerche multidisciplinari impostate negli anni precedenti e provare a rispondere agli interrogativi ancora aperti sulla vita nel sito, sulla sua gestione e sul suo ruolo effettivo nel territorio veneto.
Quello che sappiamo, è che Colombare di Villa ha avuto una frequentazione lunghissima, dal V al II millennio a.C. Le ricerche ci aiuteranno a chiarire ancora molti punti: come avveniva la continuità della vita nel sito? Che ruolo aveva la catena della preziosa selce dei monti Lessini, i cui prodotti semilavorati erano destinati all’esportazione a medio e lungo raggio? Esisteva un paesaggio di potere “strutturato” con siti funzionalmente diversificati ma reciprocamente interdipendenti? Quali erano i modelli di occupazione e di uso del suolo? Qual era il bacino di approvvigionamento delle materie prime (non solo della selce, ma anche dell’argilla)? Cosa raccontano le analisi della ceramica?
Il metodo interdisciplinare
Grazie alla collaborazione con le altre unità di ricerca, questo PRIN ci servirà per creare un nuovo approccio realmente interdisciplinareper lo studio e la comprensione dei siti preistorici con l’acquisizione di dati e informazioni da discipline naturalistiche diverse, coinvolte nel processo di ricostruzione storica su base archeologica. Si passerà dall’analisi dei sedimenti e dei resti bioarcheologici, alle analisi isotopiche, dall’analisi pollinica e dei macro resti vegetali alla petro-archeometria e allo studio del contenuto del corpo ceramico, alle analisi spaziali. Le metodologie di raccolta e di elaborazione dei dati sono descritte in dettaglio qui sotto per ciascuna delle aree di ricerca individuate – o WP, work package.
Obiettivi
L’obiettivo primario del progetto è dunque individuare e specificare la gamma di scelte adattative adottate dalle singole comunità nello sfruttamento del suolo e delle sue risorse e nelle dinamiche della popolazione nella Preistoria recente, un periodo storico di notevoli e rapidi cambiamenti a livello cognitivo e simbolico, sociale, culturale ed economico. Si parla di “rivoluzione” e sedentarizzazione neolitica, “rivoluzione” dei prodotti secondari con la diffusione dell’aratro e della ruota, introduzione della metallurgia, incipiente stratificazione della società, affermarsi del mito dell’antenato-guerriero e delle connesse manifestazioni funerarie e di arte rupestre, invasioni indoeuropee, ecc. Vogliamo inoltre verificare le relazioni esistenti tra cambiamento ambientale (naturale o dovuto a impatto antropico) e cambiamento culturale.
I risultati che ci aspettiamo dal PRIN
L’integrazione di tutti i dati disponibili favorirà una nuova percezione dell’evoluzione storica delle società umane della tarda Preistoria dell’Italia settentrionale. Finora, negli studi preistorici l’ambiente naturale ha sempre e solo fatto da “sfondo” alle vicende umane, uno spazio in cui gli uomini e le donne preistorici sono sostanzialmente liberi di esprimersi senza alcun condizionamento esterno. Nel paradigma consolidato, l’attenzione è concentrata sulla descrizione e sulla definizione culturale e socio-economica delle comunità, in cui l’ambiente non ha una vera centralità. Porre al centro lo scenario naturale significa ribaltare questo paradigma è comprendere in maniere più approfondita le relazioni e i condizionamenti tra le comunità preistoriche dell’Italia settentrionale e il loro ambiente.
I work package o “pacchetti di ricerca” del PRIN
WP 1 – Ecologia e dinamica delle prassi agricole
Questo work package mira a far luce sulla gestione del bestiame e sullo sfruttamento dei prodotti secondari (per esempio, la lana o il latte) da una prospettiva integrata tra pratiche zootecniche e agricole e gestione delle risorse marginali (come pascoli, foreste, aree estrattive di selce). Lo studio sarà condotto da un ricercatore/ricercatrice in ecologia agraria.
Il materiale faunistico verrà innanzitutto selezionato dai siti individuati per lo studio e sottoposto ad opportuni test analitici. I resti faunistici provengono da ricerche condotte in siti selezionati nel nord Italia: Palù di Livenza (sito UNESCO), Colombare di Negrar (VR), Fiavé (sito UNESCO), Tosina di Monzambano (MN), varie palafitte nell’area di Varese tra cui Isolino (VA) (sito UNESCO).
Per stabilire se la frequentazione dei siti fosse continuativa o stagionale, verranno preparati campioni ossei per analisi isotopiche da condurre presso il centro di archeologia biomolecolare MAReA (Mediterranean bioArchaeological Research Advances), afferente ai dipartimenti di Scienze Ambientali dell’Università Vanvitelli di Caserta e La Sapienza di Roma.
Per studiare la stagionalità dei tagli, si attiveranno collaborazioni con un laboratorio specializzato nell’ablazione laser per la misurazione di oligoelementi in campioni ossei e dentali di individui selezionati. Si tratta di un approccio di ricerca sperimentale e innovativo, ad oggi ancora poco applicato a campioni di fauna selvatica.
Per quanto riguarda lo studio su continuità e pressione insediativa, la ricerca mira ad approfondire le dinamiche di gestione dei rifiuti dell’abitato e, in particolare, dei depositi di letame animale, al fine di raggiungere la localizzazione di aree funzionalmente collegate all’allevamento e di esplorare possibili utilizzi della materia fecale, anche come fertilizzante per i campi coltivati. Sono state attivate procedure di campionamento dei sedimenti archeologici da sottoporre all’analisi dei biomarcatori fecali presso il Dipartimento di Tossicologia Forense dell’Università Statale di Milano. Anche in questo caso, si sottolinea la natura altamente sperimentale e innovativa di questo studio, soprattutto nel contesto italiano.
WP 2 – Studi bioarcheologici
Questo pacchetto di lavoro è costituito da quattro diversi ambiti, o tasks.
TASK1. Analisi antracologica e carpologica
Sarà condotta da un ricercatore archeobotanico che sarà responsabile della raccolta e del lavaggio di campioni di sedimenti archeologici da una serie di siti selezionati e dello studio e della determinazione del contenuto antracologico e carpologico di questi sedimenti. Lo studio mira a ottenere una determinazione tassonomica dei macro-arresti vegetali (subfossili carbonizzati, mineralizzati, imbevuti d’acqua o essiccati) e dei carboni presenti nei campioni di suolo prelevati da vari contesti archeologici e da diversi tipi di depositi. L’obiettivo della ricerca archeobotanica è chiarire le dinamiche di coevoluzione tra uomo e ambiente con particolare attenzione all’economia di sussistenza e alla ricostruzione del paleoambiente e del paesaggio culturale.
Per effettuare questo tipo di analisi verrà utilizzata la strumentazione dell’UR 2 (stereomicroscopio per semi/frutti e microscopio ottico a luce riflessa per carboni), oltre a chiavi analitiche e una collezione di confronto. Per le analisi carpologiche e antracologiche finora svolte, ci siamo avvalsi della collaborazione del laboratorio di archeobiologia dei Musei Civici di Como (A.R.C.O.- cooperativa di ricerche archeobiologiche), che ha potuto fornire i materiali e la strumentazione necessari, e che sarà anche in futuro un punto di riferimento imprescindibile.
TASK2. Archeozoologia
L’allevamento di animali domestici e la caccia costituiscono, nel periodo considerato, aspetti essenziali dell’alimentazione e dello sfruttamento di prodotti primari quali carne, grasso, sangue, pelle e pelliccia, tendini, ecc., e di prodotti secondari quali latte e manodopera.
L’analisi archeozoologica “classica” prevede la classificazione tassonomica dei resti faunistici, non solo di grandi mammiferi, ma anche di micromammiferi e malacofauna, indicatori sensibili delle condizioni ambientali e delle trasformazioni nel tempo.
Oltre alla determinazione faunistica e alla sua interpretazione paleoeconomica e paleoambientale, i resti faunistici saranno sottoposti anche ad analisi isotopiche per verificare possibili forme di mobilità del bestiame domestico, e a studi inerenti la stagionalità della morte (accrescimento dentario).
TASK 3. Analisi del polline
Le analisi del polline forniranno una rappresentazione in-, near- e off-site delle condizioni della vegetazione nei siti prima, durante e dopo l’occupazione antropica. I dati ottenuti saranno utilizzati per valutare l’impatto dell’uomo sull’ambiente in termini di deforestazione e coltivazione di piante domestiche, nonché le attività di cura e “coltivazione” nel senso più ampio delle piante che forniscono frutti commestibili.
Le indagini condotte a Colombare di Negrar (Rattighieri et al., 2021) mostrano anche percentuali molto elevate di polline di vite. Ciò suggerisce che questa pianta, a quel tempo (4300-3500 a.C.) quasi certamente selvatica, fosse comunque “coltivata” nel sito per scopi alimentari. Ora si tratta di stabilire se l’uva fosse utilizzata anche per qualche forma di vinificazione, il che non può essere semplicemente escluso a causa dell’elevata antichità del sito, ma deve anche essere dimostrato attraverso lo studio del contenuto residuo dei recipienti ceramici.
Le analisi polliniche sono finalizzate non solo alla ricostruzione dell’ambiente vegetale naturale e delle specie introdotte dall’uomo, ma anche allo studio contestuale dei processi di produzione delle bevande alcoliche, in una prospettiva non solo economica e di sfruttamento delle risorse ambientali, ma anche sociale e culturale.
Task 4 –Analisi per la ricerca di metalli pesanti e sale
WP 3 – Telerilevamento e analisi spaziale
Il telerilevamento è uno degli strumenti di indagine non invasiva più vantaggiosi in termini di rapporto costi/benefici per identificare, proteggere e monitorare il patrimonio archeologico, in quanto consente di analizzare i processi storici e socio-economici senza alterare o decontestualizzare le evidenze materiali ancora presenti.
Gli studi più recenti del gruppo di lavoro sono stati indirizzati, parallelamente allo sviluppo di nuove applicazioni e algoritmi di feature detection (estrapolazione di informazioni da un’immagine basata sull’identificazione di elementi caratteristici), alla sperimentazione, elaborazione e utilizzo di tecniche di object/pattern/scenario recognition per il riconoscimento automatico di oggetti, scenari o modelli secondo una metodologia mutuata dall’ingegneria, dalla geologia e dall’agro-forestale.
Le analisi spaziali già svolte sul sito di Colombare di Negrar possono essere considerate a pieno titolo come uno studio contestuale-relazionale tra un supposto (e dopo i risultati ottenuti confermato) Luogo Centrale, il suo territorio, inteso come bacino di approvvigionamento e reti connettive, e possibili siti satellite.
Nel corso del progetto, lo sviluppo di test mirati a specifici casi di studio archeologici preistorici tenderà quindi sia a migliorare la conoscenza dei paesaggi culturali del Nord Italia sia a valutare le potenzialità delle tecniche di computer vision per l’acquisizione e il riconoscimento delle informazioni contenute nelle immagini, rispetto ai sistemi adottati in precedenza.
Le attività sperimentali, già condotte in un’area limitata (Tecchiati, Salzani, Putzolu et al. 2021), hanno fornito risultati eccellenti tanto da suggerire l’applicazione delle metodologie utilizzate in contesti diversi a livello funzionale e ambientale al fine di valutarne le potenzialità nel contesto più ampio delle problematiche archeologiche tout court. È stato infatti già sottolineato come la parzialità del record archeologico influenzi in modo sostanziale il modo in cui esso viene riprodotto (digitalmente) e percepito, non solo dall’esperto fotointerprete ma anche dall’Intelligenza Artificiale. Ai fini del progetto, si utilizzeranno anche dati di telerilevamento da piattaforme aeree, in parte già acquisiti nel corso di lavori precedenti, ovvero serie di ortofoto e dati LiDAR, nonché da piattaforme satellitari, in particolare immagini multi/iperspettrali con risoluzione spaziale/spettrale/radiometrica/temporale crescente e dati radar che saranno recuperati nel corso di questo progetto.
I dati acquisiti direttamente o indirettamente saranno oggetto di specifiche campagne di elaborazione al fine di sviluppare le potenziali informazioni in relazione alle problematiche individuate negli obiettivi. È previsto, in particolare, l’utilizzo di indici di crescita della vegetazione che evidenziano le proprietà spettrali di mediatori di superficie quali erba, alberi e piante e consentono quindi di identificare strutture del sottosuolo, nonché l’utilizzo di algoritmi di edge-detection (contour recognition), che marcano le discontinuità nell’immagine esaltando le anomalie da impatto antropico (filtro laplaciano, operatore di Sobel).
Saranno inoltre realizzati modelli digitali di elevazione (DEM), superficie (DSM) e terreno (DTM), visualizzabili in forma bidimensionale o tridimensionale, mediante l’utilizzo di ricostruzioni stereofotogrammetriche/computer vision e scansioni LiDAR. I dati acquisiti in questo modo saranno soggetti ad ulteriori elaborazioni come trattamenti di illuminazione artificiale (Hillshading, Sky View Factor, Openess, Principal Component Analysis, Local Rilief Model) per evidenziare macro e micro-morfologie del terreno correlate all’impatto archeologico.
WP 4 – Studio della ceramica
Questo pacchetto di lavoro per lo studio della ceramica prevede la stretta collaborazione tra l’archeologo e l’archeometrista. Il lavoro sarà organizzato in fasi consecutive, che riguardano l’osservazione di campioni a diverse scale di lunghezza.
Nella fase preliminare dell’indagine, tutto il materiale ceramico che può essere correlato a forme specifiche o distinto da caratteristiche del corpo ceramico o del trattamento superficiale sarà ordinato in gruppi sulla base dell’evidenza macroscopica.
Nella fase MACRO1, i campioni saranno osservati con uno stereomicroscopio e ordinati tenendo conto principalmente della datazione, della forma del manufatto, del colore, delle caratteristiche stilistiche, dello spessore della parete, del trattamento superficiale e, per quanto possibile, delle caratteristiche dei grani (inclusioni) del corpo ceramico (granulometria, abbondanza, mineralogia).
I dati della fase MACRO1 saranno inseriti in un database contenente le caratteristiche archeologiche di ogni frammento (descrizione morfologica, decorazione, finitura, tracce d’uso, spessore, colore) e le caratteristiche mineralogiche e petrografiche delle inclusioni (tessitura, ordinamento, arrotondamento, forma, abbondanza, classe granulometrica, natura) e della matrice argillosa. Per valutare questi parametri saranno utilizzate tabelle comparative già in uso per lo studio delle rocce.
La fase archeometrica s.s. sarà condotta su una scala di lunghezza più corta (MICRO) su campioni selezionati in base alle variazioni nei caratteri strutturali e compositivi risultanti dalla fase MACRO1. Le osservazioni di microscopia ottica, utilizzando luce trasmessa su sezioni sottili, consentiranno di descrivere in dettaglio le miscele ceramiche. È in questa fase che si potranno effettuare osservazioni anche sulla frazione fine (matrice argillosa) della ceramica. I risultati dell’indagine archeometrica consentiranno di definire meglio i gruppi di miscele come ordinati nella fase MACRO1.
La fase MICRO sarà condotta con un approccio multi-strumentale e avrà tre obiettivi principali: 1) identificare le materie prime utilizzate per le produzioni ceramiche; 2) ricostruire le tecniche di produzione ceramica, le ricette, la filiera produttiva e la tecnologia di cottura; 3) definire le fonti di approvvigionamento delle materie prime utilizzate nelle produzioni (tracciabilità).
A questo scopo verranno utilizzate tecniche tradizionali non invasive, microinvasive e invasive: microscopia ottica a luce polarizzata; microscopia elettronica a scansione con microanalisi; diffrazione di raggi X su polvere; fluorescenza a raggi X; microspettroscopia infrarossa e Raman, LA-ICP-MS e quando necessario diffrazione di elettroni retrodiffusi (EBSD), tecnica PIXE e utilizzo di luce di sincrotrone.
I dati molto dettagliati ottenuti nella fase MICRO verranno trasferiti all’intero campionamento per la fase MACRO2 e discussi correlando la forma e le caratteristiche decorative dei manufatti. Essi assumono quindi un valore statistico, essendo rappresentativi di tutti i tipi di impasto argilloso e integrati con i dati archeologici. In quest’ultima fase, particolare attenzione sarà rivolta alle correlazioni tra morfologie vascolari, tipi di impasto, tecniche di formatura e lavorazione. Ciò porterà a comprendere le scelte compiute da un ‘ceramista’ nella selezione delle materie prime con cui produrre uno specifico tipo di recipiente, adatto a un uso particolare.
WP 5 – Studio della selce e dei materiali lapidei
La caratterizzazione delle pietre verrà effettuata applicando lo stesso protocollo diagnostico descritto per la fase MICRO per le ceramiche.
L’obiettivo è determinare i diversi litotipi, definire le loro proprietà tecnologiche e correlarle ai manufatti e alla loro funzionalità, e infine definire i criteri di selezione. La loro provenienza verrà affrontata attraverso la mappatura e il confronto con i materiali geologici locali. La tracciabilità dei manufatti in selce verrà valutata su un campionamento già raccolto in precedenti indagini geologiche e si baserà sulla caratterizzazione geochimica dei manufatti e dei geomateriali. Per i manufatti verranno utilizzate tecniche non invasive, utilizzando acceleratori di particelle ove possibile e tecniche basate su sincrotrone. I geomateriali verranno studiati mediante tecniche microinvasive (LA-ICP-MS).
WP 6 – Divulgazione e comunicazione
Il sesto pacchetto di lavoro di questo PRIN mira a trasferire le conoscenze e le competenze acquisite nel corso della ricerca scientifica alle comunità scientifiche e alla società, e a rendere il pubblico consapevole dei progressi raggiunti.
Pertanto, l’obiettivo principale del WP6 è quello di promuovere, comunicare e diffondere i risultati della ricerca per tutta la durata del progetto, attraverso diversi media e diversi linguaggi, in modo che raggiungano efficacemente il più ampio pubblico possibile.
Le strategie di divulgazione saranno adattate alle diverse fasi del progetto, dalle fasi iniziali in cui l’attenzione sarà rivolta alla sensibilizzazione sul progetto e sui suoi obiettivi, per tutta la sua durata, per garantire la tempestiva pubblicazione di aggiornamenti sui risultati della ricerca, e alla fase di chiusura, in cui le strategie saranno volte a garantire il corretto sfruttamento dei risultati del progetto.
La divulgazione e la comunicazione dei risultati saranno eseguite da tutte le unità di ricerca sia nelle rispettive comunità scientifiche che nei territori. Sarà messa in atto una comunicazione interdisciplinare e multimediale.
Target del piano di divulgazione
• la comunità scientifica;
• giovani ricercatori;
• la società civile in generale;
• la stampa nazionale e internazionale, i media e le agenzie di stampa,
Strumenti utilizzati
presentazioni alle principali conferenze;
pubblicazioni su riviste scientifiche di alta qualità sottoposte a revisione paritaria;
conferenze pubbliche ed eventi come la Notte europea dei ricercatori;
mostre per il grande pubblico e laboratori didattici per i più giovani;
siti web e social media (ad esempio, Instagram)
Newsletter e comunicati stampa
Lavorando su un argomento intrinsecamente multidisciplinare, la rete di ricerca fornirà una piattaforma per la formazione di giovani ricercatori motivati, consentendo di ampliare il loro background. Per promuovere la trasferibilità delle competenze dei giovani ricercatori e aumentare la comprensione reciproca tra le discipline, verrà organizzata una breve scuola sui metodi per studiare materiali e tecniche di elaborazione delle opere.
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