La valutazione delle cellule somatiche è un aspetto fondamentale nell’allevamento della bovina da latte perché riassume efficacemente diversi aspetti di tipo economico, commerciale, gestionale e sanitario.
L’utilizzo di questo parametro a scopo sanitario è la prima “arma” che l’allevatore ha nella lotta alla mastite; infatti, l’innalzamento delle cellule somatiche rappresenta proprio la risposta immunitaria della bovina ad un processo infiammatorio sviluppatosi nell’organismo.
Questo metodo di valutazione delle infezioni si basa sul fatto che sia stata stabilita una soglia che definisce gli animali con mastite subclinica.
Le soglie di cellule somatiche definite da Zecconi et al. (2019) tengono in considerazione diversi parametri, in particolar modo l’età della bovina; è stato infatti definito che, per quelle che sono le caratteristiche degli allevamenti italiani, i valori soglia più adatti per identificare quali bovine trattare con sostanze antibiotiche sono, rispettivamente, 100.000 cellule/ml nel caso delle primipare e 200.000 cellule/ml nel caso delle pluripare.
Il parametro delle cellule somatiche comprende in un unico dato leucociti, macrofagi e polimorfonucleati neutrofili senza però dare un’indicazione riguardo la loro ripartizione, aspetto invece fondamentale per valutare lo stadio dell’infezione.
Proprio per questo motivo, a partire dal 2017 è entrato in funzione nei laboratori dell’ARAL (Associazione Regionale Allevatori Lombardia) uno strumento in grado di valutare sia il contenuto totale di cellule somatiche che la loro ripartizione percentuale, ovvero le cellule differenziali.
Uno studio di Zecconi et al. (2019) ha avuto proprio come scopo quello di determinare la soglia di cellule differenziali che con maggiore probabilità permettesse di definire quali bovine presentano una mastite subclinica in corso e quali invece sono sane. Dallo studio è emerso che la suddivisione della mandria in funzione dei giorni di lattazione permette di ottenere risultati migliori rispetto all’ordine di parto; proprio per questo motivo sono state create tre differenti classi: <= 100 DIM (giorni di lattazione), 101-200 DIM e >200 DIM. Per queste tre diverse categorie sono state individuate rispettivamente soglie di cellule differenziali di 66,3%, 69,2% e 69,3%.
La determinazione di questi parametri consente quindi all’allevatore di poter fare tutte quelle valutazioni che si rivelano fondamentali nell’applicazione dell’asciutta selettiva; in particolar modo è possibile creare degli schemi di selezione degli animali che tengano conto esclusivamente di uno o dell’altro parametro, oppure sia delle cellule somatiche che di quelle differenziali.
Per quel che riguarda la valutazione di entrambi i parametri si vanno a creare quattro diverse categorie di bovine (Zanini, 2019):
- Bovine sane, con cellule somatiche e differenziali inferiori al valore soglia;
- Bovine a rischio, con cellule somatiche inferiori al valore soglia ma cellule differenziali superiori;
- Bovine con mastite subclinica/clinica, che presentano sia cellule somatiche che differenziali superiori ai valori soglia;
- Bovine subcliniche a rischio cronicità, con cellule somatiche superiori al valore soglia ma cellule differenziali inferiori;
La valutazione puntuale del singolo animale e la sua “classificazione” al momento della messa in asciutta è un aspetto fondamentale in quanto permette una consistente riduzione, che può arrivare anche oltre il 50%, dell’utilizzo di antibiotici in questa fase dell’allevamento, aspetto che al giorno d’oggi non può assolutamente essere sottovalutato.
Riferimenti bibliografici:
- Zanini L. (2019), Cellule differenziali e mastite: prima analisi mondiale, supplemento a L’Informatore Agrario 4/2019;
- Zecconi A., Sesana G., Vairani D., Cipolla M., Rizzi N., Zanini L. (2018), Somatic cell count as a decision tool for a selective dry cow therapy in Italy;
- Zecconi A., Vairani D., Cipolla M., Rizzi N., Zanini L. (2018), Assessment of subclinical mastitis diagnostic accuracy by differential cell count in individual cow milk;