ASCIUTTA SELETTIVA: IL FUTURO DELLA ZOOTECNIA DA LATTE O UN RISCHIO PER GLI ALLEVATORI?

Tra i pionieri dell’asciutta selettiva a livello europeo c’è sicuramente l’Olanda, infatti, nel 2008 il governo olandese ha varato un piano che permettesse di arrivare, nel 2015, ad una diminuzione del 50% dell’uso di antibiotici rispetto alla quantità utilizzata nel 2009; l’obbiettivo finale era quello di imporre poi il totale divieto di queste sostanze a scopo preventivo nell’allevamento bovino da latte.

Dalle ricerche effettuate dalle istituzioni olandesi è emerso che, nell’intervallo di tempo compreso tra il 2005 e il 2012, circa il 68% degli antibiotici utilizzati nell’allevamento bovino da latte era impiegato con lo scopo di mantenere un ottimale livello di salute della mammella; in particolar modo, la maggior parte di queste sostanze veniva utilizzata al momento della messa in asciutta delle bovine, infatti, circa il 90% degli allevamenti effettuava asciutta convenzionale, fornendo quindi sostanze antibiotiche agli animali.

Nel 2013, l’Associazione reale dei veterinari olandesi ha sviluppato delle linee guida che permettessero di implementare l’asciutta selettiva a livello nazionale; questa guida ha lo scopo di definire le caratteristiche necessarie a identificare le bovine idonee all’applicazione dell’asciutta selettiva.

Grazie alla definizione di queste regole, già nel 2013, circa il 75% degli allevatori olandesi si sono “convertiti” completamente all’asciutta selettiva mentre la restante parte ha iniziato ad applicarla solo su una piccola parte della propria mandria; è stato possibile raggiungere così nell’arco di pochi anni (2013-2017) una riduzione del 40% dell’uso di antibiotici con il 99% degli allevatori che effettuavano asciutta selettiva.

La strategia di asciutta selettiva applicata in Olanda prevede la creazione di un piano concordato tra il veterinario e l’allevatore che si basa sulla valutazione del contenuto di cellule somatiche in un campione di latte prelevato al massimo 6 settimane prima della data di messa in asciutta; è possibile poi effettuare anche altri esami, come ad esempio quello batteriologico, ma la scelta ricade, nella maggior parte dei casi, sul controllo delle cellule somatiche.

I valori soglia di cellule somatiche al di sotto dei quali non si deve somministrare il trattamento antibiotico alla messa in asciutta sono: 150.000 cellule/ml nelle bovine primipare e 250.000 cellule/ml in quelle pluripare.

Un altro aspetto molto importante dell’approccio olandese è quello di rivedere e aggiornare costantemente il piano aziendale in funzione di quelle che sono le nuove evidenze scientifiche e le eventuali problematiche che l’allevatore riscontra.

La domanda sorge però spontanea: è possibile mantenere un ottimo livello per quel che riguarda la sanità della mammella riducendo drasticamente la quantità di antibiotici utilizzati? Questa è stata sicuramente la prima preoccupazione degli allevatori e dei veterinari; per questo motivo, si è reso necessario effettuare degli studi che permettessero di valutare l’evoluzione di tali parametri durante la fase di passaggio all’asciutta selettiva e nel periodo successivo.

Uno studio di Santman- Berends et al. (2021) ha evidenziato che, l’eliminazione degli antibiotici alla messa in asciutta, non ha determinato, nell’intervallo di tempo compreso tra il 2013 e il 2017, un aumento della quantità di antibiotici utilizzata per la cura di mastiti; infatti, il numero di eventi mastitici individuati è passato da 32 a 27 casi ogni 100 vacche nell’intervallo di tempo considerato.

È stato invece riscontrato un peggioramento del livello di cellule somatiche nei primi 60 giorni di lattazione, con particolare attenzione alle bovine pluripare; infatti, la percentuale di allevamenti che hanno riscontrato bovine pluripare con cellule somatiche elevate (> 250.000 cellule/ml) è passata dal 7,4% del 2013 al 9,2% del 2016, per poi osservare una graduale discesa nel 2017, con un valore che si assesta intorno all’ 8% delle aziende.

Nel complesso è possibile affermare che, a seguito dell’introduzione dell’asciutta selettiva non è stato riscontrato un sostanziale peggioramento dei parametri riguardanti la salute della mammella a livello nazionale, aspetto supportato anche dal fatto che gli allevatori hanno, nel corso del tempo, migliorato loro stessi le modalità di gestione delle bovine, determinandone quindi un aumento del benessere.

In conclusione è quindi possibile affermare che, pur essendoci delle criticità da gestire durante l’applicazione della terapia di asciutta selettiva, questa risulta una tecnica che può essere implementata senza troppe ripercussioni negative sulla salute della mammella.

BIBLIOGRAFIA

KNMvD (2013). Guideline antimicrobial usage applied as dry cow therapy in dairy cattle [in Dutch].

I. M. G. A. Santman- Berends, K. W. H. van den Heuvel, T. J. G. M. Lam, C. G. M. Scherpenzeel and G. van Schaik (2012). Monitoring udder healt on routinely collected census data: Evaluating the short- to mid- term consequences of implementing selective dry cow treatment. J. Dairy Science, 104:2280-2289.